Il problema è che i cittadini delle città portuali sono preoccupati per la loro salute e quella dei loro bambini: ed hanno ragione. Per chi non lo sapesse le navi ormeggiate in porto sono costrette a tenere i motori accesi per avere l’energia necessaria per le comuni attività quotidiane: elettricità, refrigerazione, condizionamento dell’aria,ecc.
Iniziamo subito con buona notizia, anzi due. La prima interessa tutta la nostra nazione: dal 1° Gennaio 2020 il limite del contenuto di zolfo nel combustibile in mare aperto è stato portato per tutte le imbarcazioni a 0.5%. La seconda riguarda Genova: il 12 Luglio 2019 è stato siglato il Genoa Blue Agreement: si tratta di un accordo/impegno volontario tra Armatori e Capitaneria di Porto per l’impiego di carburante a basso contenuto di zolfo (0,1%) e maggiori controlli ambientali. Purtroppo tale accordo non è stato firmato dalla Compagnie proprietarie di traghetti e non ha visto il coinvolgimento dei comitati di cittadini, e, quel che è più importante, non sono previste sanzioni in caso di inadempienza. Si tratta comunque di due passi nella direzione giusta, ma la strada è ancora molto lunga.
Le emissioni delle combustioni provocate dai motori in fase di manovra in porto e all’ormeggio sono causa di due importanti conseguenze: inquinamento acustico e inquinamento atmosferico.
Inquinamento acustico
A Genova è più marcato a) nella zona di Prà-Voltri (VTE: Voltri Terminal Europa) per la movimentazione di containers ed il trasporto su autotreni anche notturno e b) nella zona del Terminal Traghetti, perché sono proprio questi ultimi ad essere vecchi ed obsoleti con motori molto rumorosi.
Nell’adulto è causa di sordità, problemi al sistema nervoso, ansia, insonnia,ecc. Nel bambino predominano i disturbi di tipo nervoso: ipercinesi, disagio, irrequietezza, difficoltà di concentrazione. Ovviamente le conseguenze sono tanto più gravi quanto il rumore aumenta di intensità e durata.
Attualmente sono in corso progetti Interreg Marittimo Italia Francia per monitorare l’inquinamento acustico e proporre soluzioni di mitigazione: Genova è interessata al progetto Rumble insieme all’Università di Pisa, alla città di Nice (France) e alla Corsica. Per approfondire si veda: http://interreg-maritime.eu/web/rumble. Ma è doveroso ricordare anche il progetto, sempre Interreg Marittimo, che fa capo a Livorno, denominato Mon Acumen, con la partecipazione di La Spezia, Cagliari e Bastia (Corsica).
Inquinamento atmosferico
L’inquinamento dell’aria è il problema più importante per la salute dei cittadini che abitano in prossimità di un insediamento portuale.
“Aspirò una boccata di umida brezza del mattino e fece entrare azoto, ossigeno, argon, xenon & radon, vapore acqueo, monossido di carbonio, biossido di azoto, piombo tetraetile, benzene, particolato di carbonati e silicati, alcune spore fungine, un’aeroflotta di batteri, un pelo anonimo, un ectoparassita di piccione, pollini anemofili, una stilla di anidride solforosa convolata da una remota fabbrica, e un granello di sabbia proveniente da Tevtikiye, Turchia nordoccidentale, trasportato dallo scirocco della notte. Insomma, respirò l’aria della città”. (dal libro “Achille Piè veloce”, di Stefano Benni).
Questa è una definizione letteraria dell’aria che respiriamo, ma non è poi molto lontana da quella che potrebbe essere una definizione scientifica della sua composizione.
Il problema è complicato dal fatto che le sostanze che inquinano l’aria, derivate principalmente da processi di combustione, sono sostanzialmente le stesse sia che l’inquinamento derivi dal riscaldamento domestico, sia dal traffico autoveicolare, sia dalle attività portuali.
Certo, almeno teoricamente, si potrebbe pensare ad una analisi qualitativa dei metalli pesanti adesi al particolato che potrebbero essere in grado di differenziare i fumi delle navi dagli altri, ma qui siamo ancora a livello sperimentale, anche per gli elevati costi che avrebbe questa sofisticata analisi di laboratorio.
Ci vengono però in soccorso gli studi epidemiologici, cioè quelli effettuati, non con il monitoraggio chimico delle sostanze inquinanti (dato ambientale), ma quelli eseguiti sullo stato di salute delle persone.
Ne citiamo tre:
- Andando a studiare le differenze di mortalità per tutte le cause nei diversi quartieri di Genova, con un dato che si ripete sostanzialmente nel corso degli anni, la sopravvivenza dei cittadini genovesi risulta inferiore, spesso in maniera significativa, nei quartieri ubicati di fronte al porto passeggeri (S.Teodoro, Lagaccio, Principe) e nel Ponente, che si trova in prossimità del porto commerciale di Prà-Voltri (Gennaro V. e coll. Il Cesalpino, 2017).
Certo sarebbe scorretto affermare con sicurezza che tali differenze siano attribuibili al solo inquinamento portuale, ma, poiché è verosimile che gli altri determinanti ambientali di salute (fumo di sigaretta, traffico,ecc.) siano analoghi, il dato è certamente suggestivo.
- Lo studio epidemiologico “Effetti delle esposizioni ambientali ed occupazionali sulla mortalità della popolazione residente nell’area di Civitavecchia”, pubblicato nel maggio 2016 e condotto dal Dipartimento del Servizio Regionale del Lazio in collaborazione con ASL Roma 4 e ARPA Lazio, afferma che tra gli abitanti residenti nel raggio di 500 m dal porto si riscontra un aumento del 31% di mortalità per tumori polmonari e malattie neurologiche rispetto al resto della città.
- Dati molto interessanti sono venuti dallo studio EPIAIR2 eseguito sul 25 città capoluogo di provincia italiane per monitorare le conseguenze sulla salute dell’inquinamento atmosferico, con particolare riferimento alle malattie respiratorie acute come bronchiti, riniti, polmoniti,.
Recentemente sono stati analizzati i dati epidemiologici a breve termine (patologie acute) relativi alle città portuali italiane che erano state studiate nell’ambito dello stesso progetto proprio allo scopo di andare a vedere se ci fossero delle particolarità legate alla presenza dei porti. Sono stati evidenziati effetti statisticamente significativi nelle suddette città portuali del biossido di azoto (NO2) per le patologie dell’apparato respiratorio, maggiori nella fascia di età pediatrica (0-14 anni), in particolare con esacerbazione delle patologie infettive a carico dell’apparato respiratorio (bronchiti e polmoniti). Per le patologie respiratorie si è notato anche un effetto del PM10 (particolato di grosse dimensioni), ma è di entità minore e non sempre significativo. L’effetto è risultato massimo quando si considerano gli effetti cumulati perduranti nei 5 giorni successivi agli aumenti di concentrazione dell’NO2. Si sono osservati effetti positivi, di entità minore e non statisticamente significativi dell’NO2 nelle città portuali per le patologie cardiovascolari, le malattie cerebrovascolari (ictus) e lo scompenso cardiaco. Riassumendo questi dati particolarmente interessante nell’inquinamento da porti e fumi delle navi ormeggiate è il biossido di azoto (NO2), perché esso è emesso principalmente da motori a ciclo diesel: poiché i grandi motori marini sono a ciclo diesel essi sono grandi emettitori di biossido di azoto. La conseguenza è che le concentrazioni di NO2 nelle città portuali sono in gran parte determinate dalle emissioni navali: pertanto esso rappresenta un buon tracciante delle emissioni stesse. (Dati raccolti dal dr Ennio Cadum, già direttore della Epidemiologia Ambientale ARPA Piemonte, e membro autorevole del Gruppo Cooperatore EPIAIR2).
Ci sembra a questo punto opportuna una breve disamina sui principali inquinanti dell’aria: vedi la Tabella 1.
TABELLA 1
I principali inquinanti atmosferici:
- Monossido di carbonio (CO): agisce sull’apparato cardiovascolare, sul sistema nervoso e sulla crescita fetale. Si tratta di un veleno letale.
- Monossido e biossido di azoto (Nox): infiammazione delle mucose delle vie aeree, riduzione della funzionalità respiratoria, disturbi cardiocircolatori. Immunodeprimente e sospetto cancerogeno come componente dello smog
- Polveri (PM10, PM 2,5, ecc.): aumento dei ricoveri ospedalieri, della mortalitàin generale, delle malattie respiratorie, delle malattie cronico-degenerative, delle malattie endocrine, delle malattie neoplastiche e del sistema cardiovascolare.
- Ozono (O3) : irritante per le mucose, aumenta la frequenza di attacchi di asma e disturbi respiratori, potenzia effetti nocivi degli altri inquinanti. Caratteristico del periodo estivo
- Benzene : (idrocarburo aromatico): altamente tossico, irrita pelle e mucose, correlato a danni dei cromosomi . Leucemogeno e cancerogeno.
- Biossidi di zolfo (SOx) : irritazione delle mucose nasali e malattie respiratorie. Tossici, potenzialmente letali.
A questo elenco andrebbero poi aggiunti: gli IPA (Idrocarburi Policiclici Aromatici), i COV (Composti organici volatili), l’Amianto o asbesto (fino al 1992 impiegato anche nei freni e grizioni delle automobili), il Piombo (dopo l’abolizione dalle benzine, ormai presente soltanto nei pressi di insediamenti industriali), le diossine (che si formano sempre quando ci sono processi di combustione), ed altri. L’anidride carbonica (CO2) invece è un gas inodore e del tutto innocuo, importante però perché è l’unità di misura per l’effetto serra da emergenza climatica.
Conclusioni
Il ruolo delle attività portuali, in particolare quelle legate all’ormeggio delle navi, nell’inquinamento acustico ed atmosferico è ormai assodato: lo dimostrano dati di monitoraggio ambientale e risultati di tipo epidemiologico: sono proprio questi ultimi che abbiamo cercato di approfondire. Le proteste dei cittadini sono giustificate ed è il momento di dire “Basta!” al rimpallo di responsabilità tra istituzioni pubbliche, autorità portuali e Capitanerie, ed Armatori. Nessuno ovviamente pensa di chiudere i porti, ma è giunto il momento non più rinviabile di coniugare una buona volta Ambiente e Salute da una parte con Lavoro ed Economia dall’altra. Le possibilità tecniche esistono dalla elettrificazione delle banchine ai combustibili con minor tenore di zolfo, dai filtri tipo “scrubber” alla rottamazione delle imbarcazioni obsolete e vetuste che inquinano di più sia come aria che come rumore. Basta guardare a quello che da tempo hanno fatto nei porti del Nord Europa, Amburgo in testa. Anche il Mediterraneo deve diventare una vera e propria AREA ECA (Area di Controllo Emissioni), come tra l’altro auspicato dal governo italiano.
Ricordiamoci che ogni uomo è responsabile per l’ambiente. E’ una questione di responsabilità etica, responsabilità personale, responsabilità individuale. Concetto già espresso con forza da John Donne (1573-1651), con l’aforisma ripreso anche da Ernest Hemingway all’inizio del libro “Per chi suona la campana”25 e con il quale ci piace concludere questo nostro lavoro.
“Nessun uomo è un’Isola, intero in se stesso. Ogni uomo è un pezzo del Continente, una parte della Terra. Se una Zolla viene portata dall’onda del Mare, l’Europa ne è diminuita, come se un Promontorio fosse stato al suo posto, o una Magione amica, o la tua stessa Casa. Ogni morte di uomo mi diminuisce, perché io partecipo dell’umanità. E così non mandare mai a chiedere per chi suona la campana. Essa suona per te”.