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Interlocutori e controlli: il grande vuoto

“Alla Regione, ad ARPAL ed alle Istituzioni locali – spiega il presidente del Comitato Enzo Tortello – chiediamo, proprio per le ragioni dette prima, un monitoraggio più orientato a misurare l’inquinamento marittimo. A parte il monitoraggio di breve durata delle polveri ultrasottili effettuato da Cittadini per l’Aria e da Nabu all’hotel Savoia, va segnalato quanto misurato da una centralina ARPAL di La Spezia.

AUMENTARE MONITORAGGI E CONTROLLI

Quindi il monitoraggio diventa importante e voi cosa proponete?

A quanto riferiscono i media, detta centralina storica, data l’evoluzione del porto, è venuta a trovarsi in prossimità di una banchina e ha misurato degli sforamenti di NOx e SOx in corrispondenza delle manovre di arrivo e partenza delle navi. Tanto per citare l’intervista pubblicata il 25 Novembre dalla Nazione di La Spezia, e rilasciata dalla responsabile ARPAL locale, in un monitoraggio che ha avuto luogo tra l’Ottobre 2015 ed il Settembre 2016, “ In presenza di navi ormeggiate in porto, i livelli di determinati inquinanti subivano dei picchi, mentre in loro assenza i valori erano normali, dettati dal traffico veicolare. Ad es. i picchi superiori a 100 microgrammi per metro cubo di ossido d’azoto , nel periodo estivo si sono riscontrati praticamente ogni volta che una nave era all’ormeggio”. Tenere presente che è attualmente in corso di elettrificazione tale pontile, dove saranno portati poco meno di 10 MW. Per quanto ci riguarda, consci dell’importanza di un monitoraggio mirato, avevamo a suo tempo  contattato la Direzione Ambiente della Regione per ottenere l’effettuazione di una campagna di monitoraggio pluristagionale delle polveri. A valle dell’ottenuto benestare, il problema era di trovare una allocazione idonea per il dispositivo, ma per vari motivi non si è riusciti ad arrivare, purtroppo, ad una conclusione. La raccolta e l’analisi delle polveri sono fondamentali perché nel caso di inquinamento da traffico marittimo si depositano polveri contenenti metalli pesanti che sono considerati dei veri e propri traccianti per l’inquinamento da traffico marittimo poiché non contenuti nei combustibili per autotrazione (es. Nichel  e Vanadio)”.

Ammesso dunque che l’impatto ambientale del traffico marittimo sia così importante, di chi è la colpa?

“Gli Armatori – sottolinea Enzo Tortello -,  come tutti gli imprenditori di questo mondo, tendono a massimizzare i profitti, ma, in questo caso, finiscono per addossare i costi diretti ed indiretti sulla comunità. Si stima infatti che a Genova le morti premature dovute all’inquinamento (certamente non solo quello imputabile al traffico marittimo) assommino a circa un centinaio, con altrettanti ricoveri gravi. Questi possono essere considerati costi indiretti, ma ci sono anche quelli diretti. Facendo ancora riferimento al documento ARPAL richiamato prima, leggiamo: “Attualmente è in atto un contenzioso con la Commissione Europea (procedura di infrazione 2015/2043) per i superamenti dei limiti medi annui di NO2 fissati dalla Direttiva 2008/50/CE, che si sono registrati in Italia nel corso degli anni 2010-2013 nelle zone in cui non si applicava la proroga che riguarda anche la Liguria”. In buona sostanza, a chi tocca pagare queste sanzioni se non ai cittadini? Le Norme che regolano l’impatto ambientale del traffico marittimo sono le MARPOL (MARitime POLlution), stabilite dall’IMO (International Maritime Organization), ma sono norme, purtroppo, ispirate direttamente e condizionate dagli Armatori. A comprova di ciò basti pensare che esistono dei limiti per l’emissione di NOx, in funzione dei giri al minuto dell’elica, dettati dalle norme, che però non valgono per le imbarcazioni costruite prima dell’anno 2000. Allo stesso modo, è stato introdotto un indice (EEDI = Energy Efficiency Design Index) che dovrebbe determinare l’efficienza degli apparati e la produzione di CO2: questo indice non si applica alle navi costruite prima del 2013. In estrema sintesi, possiamo dire che le navi più vecchie ed inquinanti godono di una sorta di “immunità ambientale”.

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