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La legge

 

Siamo convinti che questa legge rappresenti una radicale inversione di tendenza, una vera e propria riforma della gestione del servizio idrico integrato tanto ideale quanto concreta, tanto politica quanto tecnica

La proposta di legge “Disposizioni in materia di gestione pubblica e partecipativa del ciclo integrale delle acque” in discussione alla Camera dei Deputati è un provvedimento, come è noto, che nasce dalla legge di iniziativa popolare presentata nel 2007 dal Forum Italiano dei Movimenti per l’Acqua col sostegno di oltre 400mila cittadini e poi nuovamente depositato nella scorsa legislatura dall’intergruppo per l’acqua bene comune composto da 200 parlamentari di diversa estrazione politica.

ROBERTO MELONE

INVERSIONE DI TENDENZA, TARIFFE EQUE, DIRITTI, INVESTIMENTI

Siamo convinti che questa legge rappresenti una radicale inversione di tendenza, lo strumento più adatto per realizzare una gestione del servizio idrico integrato interamente pubblica, partecipativa, ambientalmente sostenibile, con tariffe eque per tutti i cittadini, che garantisca davvero i diritti dei lavoratori e gli investimenti sulle infrastrutture, fuori da qualsiasi logica di profitto, oltre all’ “incondizionabilità finanziaria” di un diritto fondamentale qual è il diritto all’accesso all’acqua.

Tale testo, dunque, scaturisce dalla necessità di un cambiamento normativo nazionale e risulta essere la reale e concreta attuazione dell’esito referendario del 2011, che segni una svolta rispetto alle politiche che hanno fatto dell’acqua una merce e del mercato il punto di riferimento per la sua gestione.

GARANTIRE UN SERVIZIO COLLETTIVO SENZA SCOPI DI LUCRO

 

La legge, in effetti, risulta essere una vera e propria riforma della gestione del servizio idrico integrato tanto ideale quanto concreta, tanto politica quanto tecnica. Ribalta la finalità per la quale si lavora e si gestisce un’azienda idrica: non più a scopo di lucro, a cui sono finalizzate economicamente e giuridicamente la società di capitali, ma finalizzata esclusivamente all’erogazione alla collettività di un servizio essenziale alla sua esistenza, garantendo l’accessibilità, anche economica, a tutti.

A tale fine la legge stabilisce che la gestione e l’erogazione del servizio idrico integrato non possono essere separate e possono essere affidate esclusivamente ad enti di diritto pubblico (azienda speciale e azienda speciale consortile). Inoltre, definisce le modalità della fase di transizione verso la ripubblicizzazione della gestione del servizio idrico, stabilendo la decadenza degli affidamenti in essere in concessione a terzi, e definendo i tempi e i vincoli per la trasformazione degli affidamenti in essere attraverso società a capitale misto pubblico-privato o attraverso società a totale capitale pubblico.

 

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