Economia e Ambiente
L’economia incontra le nuove tecnologie analitiche per diventare strumento green.
GIANNI GATTI
Una svolta aperta a tutti per studiare il futuro dell’ambiente, legato all’economia.
Qui si incontrano due competenze, quella di Luigi Giorgio del MDF (Movimento della Decrescita Felice) e del professor d’Alessandro dell’Università di Pisa in un lavoro utile a razionalizzare proposte di analisi economica in relazione all’ambiente ed all’energia necessaria attraverso parametri modificabili dell’economia.
Non è un’operazione come altre analisi che fanno lustro oggi sui social.
Questa rappresenta l’apertura di tecnologia software moderna con algoritmi, che come scelta degli autori è aperta all’uso di chi vuole cimentarsi con un po’ di competenza: simulazione, prospettive, gioco.
Come innovazione di software libero, open source (tipo Linus) con il pregio di applicarsi a operazioni di creazione di scenari che attraverso parametri sostituibili o semplicemente modificabili, dà la percezione di come si possono sviluppare società ecologicamente compatibili nel tempo con obiettivi strategici. L’energia non è solo il combustibile fossile o ecologico usato nelle produzioni industriali o nello sviluppo sociale, ma sta anche in parametri come il reddito, gli orari di lavoro, la disoccupazione, il PIL, ecc, per i loro presupposti di impatto con la realtà.
La crescita economica e lo sviluppo ambientale sono due aspetti che si incrociano e qui vengono proposte in una esplorazione fissata al 2050 con simulazione.
L’Unione Europea ha chiesto a tutti i paesi di abbassare le emissioni di CO2 del 40% entro il 2030 e dell’80% entro il 2050 (rispetto a quelle del 1990), incrementando efficienza energetica e uso delle rinnovabili per la produzione di energia.
Ma nulla è scontato. L’Italia ha presentato il suo PNIEC (Piano Nazionale Integrato Energia e Clima) l’8 gennaio 2018.
Quindi evidente un conflitto fra superficialità di indicatori utilizzati e concretezza di risultati possibili che per la velocità esecutiva si compensano e danno valore alla ricerca.
Come tutte le simulazioni è ragionevolmente esatto l’uso del “sistema ” qui proposto, ma assolutamente variabile nel tempo.
Però potrebbe essere utile alla politica per fare proposte effettive, ragionevoli di innovazione da verificare, modificare nel tempo, come servizio sociale.
Questa analisi ha destato l’attenzione di grandi gruppi industriali per la velocità di realizzazione, la duttilità di analisi e come sopra descritto, è innovativa nel modo di utilizzo e nella completa utilizzabilità “gratuita Open source”.
Economia e sviluppo ambientale
Non è possibile raggiungere gli obiettivi ambientali senza una diminuzione dei consumi. A cura di Luigi Giorgio, coordinatore del Gruppo Tematico MDF “Decrescita e Economia”. 9 ottobre 2019.
Per raggiungere gli obiettivi di riduzione della CO2 al 2050 le politiche energetiche non sono sufficienti: è necessaria anche una significativa riduzione dei consumi, associata ad una diminuzione dell’orario di lavoro e ad un contenimento dei salari; il che permette anche la riduzione della disoccupazione e della disuguaglianza. La transizione a una società sostenibile e più equa richiede necessariamente un cambiamento degli stili di vita e delle scelte dei consumatori.
E’ la conclusione cui arriva la seconda versione del modello 2METE, presentato dal Movimento per la Decrescita Felice (MDF) il 22 settembre a Roma, presso la Città dell’Altra Economia.
Questo risultato, associato al documento dello scorso luglio dell’Agenzia Europea dell’Ambiente che dimostra che non ci sono segnali di un possibile disaccoppiamento futuro tra crescita economica ed impatto ambientale, mette in evidenza le priorità da tenere presenti nel delineare le strategie energetiche e sociali al 2050.
Il modello 2METE (Modello di Macroeconomia Ecologica per la Transizione Energetica) è basato sulla dinamica dei sistemi, una metodologia di modellazione e simulazione al computer per comprendere il comportamento di sistemi complessi.
E’ stato sviluppato dal prof. Simone D’Alessandro e dal suo team (Facoltà di Economia e Management dell’Università di Pisa) su richiesta del Gruppo Tematico di Economia di MDF (che ha collaborato al design e alla messa a punto).
La peculiarità (e la conseguente complessità) di questo modello è quella di integrare in un unico sistema tre categorie di indicatori, evidenziando a fronte delle scelte politiche fatte quali sono le conseguenze nell’ambito energetico, in quello economico e in quello sociale; in una scala temporale che dal 2010 arriva al 2050.
Ad esempio permette di legare la sostenibilità ecologica all’equità sociale, valutando le politiche necessarie a una transizione energetica che salvaguardi l’occupazione e riduca le disuguaglianze sociali ed economiche.
Non è questo l’ambito per spiegare tecnicamente come è costruito il modello, però è importante almeno menzionare tutte le politiche che possono essere attivate e calibrate attraverso il cruscotto di governo dell’applicazione (vedi ad esempio le politiche sociali in fig. 1) che permette di simulare diversi scenari:
1. tre politiche energetiche.
incremento dell’utilizzo di elettricità e sviluppo delle rinnovabili; velocità di sostituzione delle fonti fossili; incremento dell’efficienza energetica.
2. due politiche di innovazione.
incremento della produttività del lavoro; incremento dell’innovazione non energetica.
3. tre politiche sociali.
reddito di base; diminuzione dell’orario di lavoro; assunzione diretta di forza lavoro da parte dello stato.
4. quattro politiche di decrescita. incremento dell’economia locale; diminuzione dei consumi; tassa sul patrimonio; riduzione delle esportazioni.
Questi gli insiemi di indicatori che vengono evidenziati graficamente a fronte delle politiche scelte:
1. emissioni di CO2
2. energia
3. indice della disuguaglianza di Gini e andamento del PIL
4. disoccupazione
5. salari e lavoro
6. percentuale dell’economia locale, livello dei consumi, tassazione sul patrimonio, esportazioni
7. rapporto deficit/PIL
Figura 1
L’Unione Europea ha chiesto a tutti i paesi di abbassare le emissioni di CO2 del 40% entro il 2030 e dell’80% entro il 2050 (rispetto a quelle del 1990), incrementando efficienza energetica e uso delle rinnovabili per la produzione di energia elettrica.
L’Italia ha presentato il suo PNIEC (Piano Nazionale Integrato Energia e Clima) l’8 gennaio 2018, con l’obiettivo di accelerare il percorso di decarbonizzazione, promuovere l’efficienza energetica e l’elettrificazione dei consumi, garantire la fornitura delle fonti fossili ancora necessarie, raggiungere gli obiettivi europei di riduzione della CO2. Il piano è attualmente in fase di aggiornamento.
Il modello ha permesso di confrontare i risultati dello scenario PNIEC (politiche energetiche e di innovazione attivate al massimo) con uno scenario MDF che attiva le stesse politiche energetiche (ma non quelle di innovazione) e aggiunge le seguenti politiche sociali e di decrescita:
• ⎫ riduzione dell’orario di lavoro in modo progressivo, per arrivare nel 2050 a 30 ore settimanali.
• ⎫ 50.000 assunzioni ogni anno da parte dello stato.
• ⎫ incremento progressivo dell’economia locale dal 18% attuale al 28% nel 2050.
• ⎫ diminuzione progressiva della propensione al consumo dall’80% attuale al 65% nel 2050.
• ⎫ incremento della tassazione del patrimonio dallo 0.1% attuale allo 0.2% nel 2050
I risultati della simulazione dei due scenari sono stati notevolmente differenti, in particolare nel 2050 nello scenario MDF rispetto a quello PNIEC:
• υ si arriva a -79% di riduzione della CO2 (nota 1); invece lo scenario PNIEC si ferma a -64%, non raggiungendo l’obiettivo europeo (vedi fig. 2).
• υ la disoccupazione diminuisce al 7%, mentre in PNIEC è all’11%; analogamente diminuisce la disuguaglianza.
• υ Il PIL rimane stabile, mentre in PNIEC aumenta.
• υ La retribuzione oraria aumenta del 36% (che per la riduzione dell’orario di lavoro porta ad un aumento dei salari del 2%), mentre in PNIEC retribuzione oraria e salario aumentano del 32%.
nota1: è possibile arrivare anche a -85% di riduzione della CO2, a scapito però di un aumento della retribuzione oraria del 13% e una conseguente riduzione del 15% dei salari.
La presentazione completa fatta a Roma è disponibile a questo link: Presentazione 2METE Trovate l’introduzione fatta da Luigi Giorgio, il PNIEC illustrato da Francesco Marghella, il modello illustrato da Simone D’Alessandro, l’analisi degli scenari PNIEC e MDF fatta da Luigi Giorgio, l’analisi dei sussidi italiani alle fonti fossili fatta da Bill Mebane.
Per commenti o osservazioni potete inviare una mail a: [email protected]
Gli autori dello studio sono:
Simone D’Alessandro è professore associato presso il Dipartimento di Economia dell’Università di Pisa.
Ha conseguito il Master e il dottorato in Economia presso l’Università di Siena ed è stato ricercatore presso il Dipartimento dell’Ambiente dell’Università di York, il Santa Fe Institute in New Mexico, l’International Institute for Software Technology United Nation University in Macao.
Insegna Macroeconomia ed Economia dello sviluppo, Globalizzazione e sviluppo economico, Microeconomia avanzata, Economia ecologica e sostenibilità.
I suoi contributi sono stati pubblicati su una decina di riviste specializzate ed è stato invitato a presentare i risultati dei suoi studi scientifici durante numerosi seminari, sia in Italia che all’estero.
I suoi principali interessi di ricerca riguardano la distribuzione del reddito e della ricchezza, l’economia dello sviluppo, l’economia ecologica, la dinamica non lineare, la sostenibilità ecologica e la decrescita.
Luigi Giorgio si è laureato in Scienze dell’Informazione presso l’Università di Torino.
Si è occupato di sistemi operativi e di reti di trasmissione dati in varie aziende, poi di informatica e
automazione industriale in una grande multinazionale Oil&Gas, coprendo diversi ruoli internazionali.
Dal 2005 si occupa di decrescita. Per quattro anni ha fatto parte del direttivo nazionale del Movimento per la Decrescita Felice ed attualmente coordina il gruppo tematico MDF “Decrescita ed Economia”.
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