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Utopia dell’acqua

Acqua pubblica o bene da privatizzare? Una questione che da sempre pone il nodo dell’equilibrio tra la sostenibilità economica e la sua natura di bene essenziale.

In Italia, il 97% della popolazione è servito da soggetti a matrice pubblica: 85% da società totalmente pubbliche o a maggioranza di controllo pubblico; 12% da Comuni che gestiscono direttamente il servizio; l’1% da società miste a maggioranza privata, il 2% è servito da società interamente private.

L’acqua pubblica e partecipata è una realtà in molte parti del mondo. E in Italia? Dopo il referendum del 2011 tutto doveva cambiare. Non è successo. Nel nostro Paese, l’acqua pubblica è ancora un’utopia.

Nel 2011 gli italiani chiedevano una legge che stabilisse il fatto che l’acqua non è un bene mercificabile ma una risorsa preziosa e comune. A oggi sono stati approvati numerosi provvedimenti che incentivano la privatizzazione del servizio idrico integrato con conseguenze tutte negative: le tariffe sono aumentate, mentre si è assistito ad un rallentamento degli investimenti da parte dei gestori e ad un progressivo peggioramento del servizio in tantissimi territori. Purtroppo l’acqua è al centro degli interessi economici e finanziari di grandi lobby economiche che, in questi anni, hanno premuto l’acceleratore sui processi di privatizzazione e spinto affinché in Italia la ripubblicizzazione del servizio idrico integrato venisse bloccata.

Da mesi, intanto, la Commissione Ambiente della Camera dei Deputati lavora alla legge sulla gestione pubblica dell’acqua. Decine di audizioni hanno passato al setaccio un provvedimento che arriva da lontano: da una grande mobilitazione per una raccolta firme per una legge di iniziativa popolare, celebrata da un referendum, ma che poi non ha avuto seguito.

Si sperava che la gestione pubblica dell’acqua non fosse una bandiera di parte ma che invece emergesse da una legge il più possibile condivisa e che tenesse conto, ad esempio, delle possibili conseguenze occupazionali della riforma del settore idrico.

Invece non è accaduto nulla per l’incapacità di condurre in porto una battaglia-simbolo da parte del governo e per l’ostracismo e il boicottaggio sistematico di una parte del Parlamento che vuole apertamente privatizzare l’acqua e i suoi valori.

Il lungo percorso legislativo e i risvolti politici e organizzativi sono rappresentati in un percorso dettagliato. Per leggere e informarti, segui il flusso.

 

 


Giacomo Orsi

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